Professor Giuseppe Carruba, Direttore UOC STAFF dell’ARNAS-Civico di Palermo

Professor Carruba, l’Azienda di Rilievo Nazionale e di Alta Specializzazione – Civico Di Cristina Benfratelli di Palermo è una struttura sanitaria di rilevanza nazionale, per l’alta formazione nella cura di molteplici patologie.

Lei ritiene che vi sia una stretta relazione tra alimentazione e salute; in altri termini, può l’alimentazione incidere nella insorgenza di patologie e, se si, quali sono le malattie più diffuse?
Assolutamente sì. E non è una mia opinione, ma una evidenza scientifica ormai largamente consolidata. Una scorretta alimentazione costituisce, insieme alla inattività fisica, al fumo ed all’abuso di alcol, il principale fattore di rischio per lo sviluppo delle malattie che vanno sotto il nome di malattie croniche non-trasmissibili (MCNT) e che annoverano patologie ad elevata incidenza e prevalenza nelle nostre popolazioni, come le malattie cardiovascolari, i tumori, il diabete, le malattie croniche respiratorie, l’obesità. Tali patologie hanno avuto, negli ultimi decenni, una diffusione epidemica, divenendo responsabili di circa l’80% di tutte le morti nel nostro paese. Se consideriamo che i suddetti fattori di rischio sono in gran parte rimovibili e/o controllabili, essendo essenzialmente basati su comportamenti scorretti, individuali e collettivi, si comprende come la prevenzione primaria di queste malattie costituisce oggi un imperativo assoluto che, sfortunatamente, viene declinato assai poco ed in maniera frammentaria e, dunque, inefficace.

La Dieta Mediterranea è stata dichiarata Patrimonio dell’Umanità, eppure da alcuni anni viene criticata, in quanto non sembrerebbe più salutare come un tempo. Secondo lei la reintroduzione di alimenti a base di grani antichi e altri semi tradizionali potrebbe essere utile a rivitalizzare la Dieta Mediterranea?
Innanzitutto bisogna chiarire bene cosa intendiamo per Dieta Mediterranea. Non si tratta semplicemente di un modello alimentare, ma di uno stile di vita che comprende aspetti legati all’ambiente, ai territori, alla storia e alla cultura delle nostre popolazioni. Da un punto di vista squisitamente nutrizionale, la Dieta Mediterranea, così come originariamente definita dal ricercatore statunitense Angel Keys e dai suoi collaboratori e successivamente caratterizzata nelle sue molteplici componenti, è basata su alimenti prevalentemente integrali, in primo luogo cereali e derivati del grano duro (pane e pasta) per il 60% delle calorie totali, verdura, frutta, ortaggi, pesce azzurro e olio extravergine di oliva per oltre il 70% di tutti i grassi (mono e poli-insaturi) presenti nella dieta. Pertanto, i grani antichi e gli altri semi tradizionali costituiscono una caratteristica intrinseca della Dieta Mediterranea, la cui produzione e consumo andrebbero sostenuti e promossi nei sistemi agroalimentari e presso i consumatori mediante azioni di sistema ed a carattere intersettoriale.

Può spiegarci quali sono, in via generale, gli effetti benefici dei grani antichi e degli altri semi autoctoni, per la salute dell’Uomo e, più in particolare, per quali tipologie di malattie sono indicati?
Come già ricordato, bisogna sottolineare che grani antichi e semi autoctoni costituiscono uno dei principali e più rappresentativi componenti della dieta tradizionale Mediterranea. Numerosi studi in letteratura hanno dimostrato che il consumo di prodotti a base di farina integrale di frumento può essere associato alla riduzione dell’incidenza di patologie croniche non trasmissibili, incluse malattie cardiovascolari, diabete e tumori (Carruba et al., 2006; Sofi et al., 2018). Questi effetti benefici sono da attribuire al peculiare contenuto in composti bioattivi della cariosside di grano. Il ruolo che il grano duro esercita nell’alimentazione è determinato oltre che dall’insieme dei costituenti nutrizionali, anche dalla versatilità con la quale è possibile utilizzarlo nella produzione di alimenti largamente diffusi e particolarmente graditi dai consumatori. Studi condotti presso i nostri laboratori hanno dimostrato che il grano duro siciliano possiede un elevato contenuto in fitoestrogeni (enterodiolo, enterolattone), composti a spiccata attività antiproliferativa ed antitumorale (Granata et al., 2009) e, che variando le condizioni di coltivazione, è possibile selezionare varietà di grano caratterizzate da elevate quantità di lignani con maggiore biodisponibilità. Infine, nostri studi di intervento alimentare indicano che una pasta integrale o semi-integrale, ottenuta da grano duro siciliano, funzionalizzato attraverso l’aggiunta di composti naturali derivati da prodotti di scarto (sottoprodotti o co-prodotti) di altre colture dell’agroalimentare siciliano, induce effetti probiotici, ipocolesterolemici e ipoglicemici in soggetti con sindrome metabolica ad alto rischio di MCNT (Giglio et al., 2020).

Il progetto MAMASEEDS del Consorzio AVASIM vuole colmare il gap comunicazionale, ponendosi da ponte tra il mondo della scienza e della ricerca medico-scientifica e quello del consumatore, sul presupposto che solo la conoscenza crea la coscienza.

Lei ritiene che la comunicazione possa essere utile per creare scelte consapevoli e quindi curare la salute, prevenendo l’insorgere di patologie?
La comunicazione, intesa nella sua più vasta accezione con finalità informative e formative, riveste un ruolo assolutamente fondamentale nei processi e nelle strategie rivolte alla prevenzione primaria delle MCNT. A tale riguardo, le innumerevoli iniziative sorte negli ultimi anni e finalizzate alla corretta informazione del cittadino e al cosiddetto “empowerment” del consumatore in termini di educazione e promozione della salute, andrebbero ricondotte a strategie di sistema, cioè a programmi estesi a tutta la popolazione con l’obiettivo di formare chi informa (operatori di settore, insegnanti, sanitari, associazioni di categoria, ecc) e di informare i cittadini in accordo alle più solide evidenze scientifiche ed in linea con le raccomandazioni delle istituzioni sanitarie di riferimento (OMS, Ministero Salute, Istituto Superiore di Sanità). Ciò anche al fine di aiutare il cittadino ed il consumatore a districarsi nell’oceano di “fake news” e di informazioni prive di valore scientifico cui siamo quotidianamente soggetti, in particolare su internet e sui social media. Ma anche questo non basta se non saremo in grado di sviluppare programmi di ampio respiro che prendano in considerazione i sistemi agroalimentari e tutti quei processi che intervengono dal campo alla tavola (produzioni primarie, raccolta, conservazione, trasformazione, confezionamento, distribuzione e commercio degli alimenti). In altri termini, dobbiamo restituire al cittadino ed al consumatore non soltanto consapevolezza ma anche possibilità e capacitò di scelta, orientate ad offerte alimentari e comportamentali sane e salutari.

0
    0
    Il tuo carrello è vuoto